Riforma ONU: messaggio a tutti i paesi del mondo
Di recente, a livello globale s’è parlato molto di riforma e di democrazia. Sono slogan attraenti che solo un dittatore o un reazionario possono rifiutare. Un dittatore si oppone per natura alla democrazia. Un reazionario aborre la riforma. Ma l’intero dibattito verrebbe rifiutato da tutti se provasse di essere solo un esercizio di propaganda selettiva o un abuso di slogan attraenti al servizio di fini occulti ben diversi dalla riforma e dalla democrazia.
Se la riforma e la democrazia a livello globale ci interessano sul serio, allora dobbiamo cominciare dal vertice del mondo. Il vertice, il capo del mondo sono le Nazioni Unite, la cui Assemblea Generale è il parlamento del mondo.
Se il parlamento del mondo non fosse democratico, non sarebbe possibile accettare qualsiasi appello alla riforma o rendere democratico qualsiasi altro parlamento o governo nazionale al mondo. Il quesito è: come riformiamo e rendiamo democratico l’Assemblea Generale dell’ONU (il Parlamento Mondiale)?
La risposta è chiara e semplice. Al parlamento mondiale va dato lo stesso mandato di un parlamento nazionale in qualsiasi democrazia istituita. In tal modo L’Assemblea Generale sarebbe il corpo legislativo, il Consiglio di Sicurezza il ramo esecutivo e la Corte Internazionale di Giustizia adempirebbe i doveri della magistratura.
La proposta fatta dal Segretario Generale delle Nazioni Unite non merita ulteriori riflessioni: è del tutto irrilevante e talmente insignificante da non meritare alcuna considerazione.
La riforma radicale autentica detta il trasferimento dei poteri del Consiglio di Sicurezza all’Assemblea Generale. Le sue risoluzioni, più di querlle del Consiglio di Sicurezza, dovrebbero essere quelle legalmente vincolanti. È così anche perché l’Assemblea Generale è il forum in cui tutti gli stati membri si riuniscono. A differenza del Consiglio di Sicurezza, tutti gli stati membri sono rappresentati nell’Assemblea Generale a pari livello e senza alcun potere.
A che pro quindi l’eguale sovranità tra tutti gli stati membri? A che serve infatti la stessa Assemblea Generale se altro non è che un’icona decorativa? Qual è la differenza tra l’Assemblea Generale dell’ONU e Hyde Park a Londra se sono entrambi posti dove tenere discorsi. Oggi l’Assemblea è come il mercato dell’Okaz nella Mecca preislamica: serviva come forum per recitare poesie che esaltavano una fazione e ne denigravano un’altra.
Il Consiglio di Sicurezza deve essere trasformato in uno strumento di messa in pratica delle risoluzioni dell’Assemblea. Se ciò non si pùo ottenere, allora l’Assemblea Generale va abolita.
Si risparmierebbero così i costi e le spese sostenuti dal Paese Ospite e dagli altri stati membri. Il Consiglio di Sicurezza rimarrebbe, a patto che venisse esteso a sufficienza. I suoi nuovi poteri, mandato e composizione debbono essere rivisti. I regolamenti ricevuti dalla Corte Internazionale di Giustizia vanno rispettati in pieno.
Chi si opponga a questo concetto radicale e nuovo di riforma dell’Organizzazione Internazionale non avrà niente su cui basarsi quando muovono cririche a un paese il cui parlamento non abbia alcun potere legislativo reale, a un governo che non metta in atto le decisioni del parlamento nazionale o a uno stato che non rispetti le decisioni delle sue corti.
Come potranno coloro che criticano gli altri paesi e chiedono che seguano le linee di riforma e di democratizzazione opporsi allo stesso tempo alla richiesta di un potere legislativo reale dell’Assemblea delle Nazioni Unite? Come potranno opporsi al subordinare il Consiglio di Sicurezza all’Assemblea e a renderlo responsabile della messa in atto delle deliberazioni dell’Assemblea? Come potranno non rispettare la Magistratura Internazionale? Chi si oppone a questa riforma radicale non ha nessun diritto razionale di criticare gli stati non democratici.
L’Assemblea Generale comprende tutti gli stati membri che si sono uniti per la pace. Oggi però ciò non vuol dir niente. L’Assemblea Generale è gravemente offesa nella Carta; è umiliata e trattata come un bambino. Nell’Assemblea Generale, i rappresentanti degli stati sono insultati.
È presa alla leggera in ogni articolo della Carta.
Non può far nulla senza istruzioni dal Consiglio di Sicurezza. Le sue delibere non vengono messe in atto salvo venire approvate dal Consiglio. Non è in grado di adempiere certe funzioni se non dietro raccomandazione del Consiglio di Sicurezza. È ben noto che il Consiglio di Sicurezza impersona la dittatura, mentre l’Assemblea Generale impersona la democrazia. Il Consiglio di Sicurezza è composto da pochissimi stati; è simile a una giunta militare dittatoriale o a un consiglio di emergenza.
Non può quindi essere più distante da ogni forma di democrazia ed eguaglianza. Il cosiddetto Consiglio di Sicurezza è uno strumento in mano a una dittatura potente, spaventosa e orrenda. È la spada del boia implacabile. Contro le sue decisioni – per quanto ingiuste, dannose o faziose – non c’è ricorso.
Perciò il vertice del mondo, cioè le Nazioni Unite, impersona il tipo più lampante di dittatura. Non si può pensare di parlare di riforma e di democrazia a qualsiasi livello senza riconoscere questa tara nell’ONU.
Fino a quando non si esercita la democrazia nelle cosiddette Nazioni Unite, la più alta istituzione politica al mondo, la richiesta di democrazia in ogni paese del mondo non può essere presa sul serio. E fino a quando lo sforzo di riforma si concentra solo sul Consiglio di Sicurezza vuol dire che il mondo si rifiuta di prendere sul serio la riforma delle Nazioni Unite.
Le Nazioni Unite è l’Assemblea Generale. Tutti i paesi sono rappresentati nell’Assemblea Generale. Ma l’Assemblea non conta niente. È un altro “Speaker’s Corner” (‘angolo dei comizi’) come quello di Hyde Park, una decorazione, una farsa, una fantasia fasulla. I paesi sostengono spese superflue per mandare i loro rappresentanti in viaggi estenuanti attraverso continenti al solo scopo di fare da comparse alla farsa generale. L’Assemblea non ha poteri né responsabilità. Mandare rappresentanti all’Assemblea Generale, dove non hanno voce in capitolo e non possono prendere decisioni vincolanti su argomenti di rilievo per la pace e la sicurezza dei popoli, è il peggior insulto alle nazioni.
Ogni decisione vincolante è presa da un gruppo limitato nel Consiglio di Sicurezza. Il Consiglio non ha carattere internazionale; anche quel gruppo limitato è ostaggio al potere di veto di pochi scelti. Una sola obiezione, un gesto di un membro permanente ferma tutte le attività delle Nazioni Unite. Quando un paese pone il veto, le delibere vengono ostacolate e ogni atto è paralizzato. La volontà e le decisioni dei membri dell’impotente Assemblea Generale vengono umiliate e calpestate da un solo veto.
La riforma e la democratizzazione delle Nazioni Unite implica il trasferimento dei poteri dal Consiglio di Sicurezza all’Assemblea Generale in cui sono rappresentati tutti i paesi. Le decisioni vincolanti dovrebbero essere solo quelle prese democraticamente dall’Assemblea Generale. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe essere solo uno strumento di messa in atto.
I problemi dell’espansione del Consiglio di Sicurezza:
- L’Unione Europea (UE): tale entità è in corso di divenire un unico stato con un unico mercato, un unico ministero degli esteri, un’unica moneta e un unico esercito. Immaginiamo che questo stato federale occupi un numero di seggi permanenti nel Consiglio di Sicurezza. Ne ha già due. La Germania è candidata a un altro seggio permanente; se lo consegue, la UE avrà tre seggi permanenti. Ciò sarà un grave problema internazionale. Se il seggio verrà concesso alla Germania, quale sarà la posizione dell’Italia? Sarebbe un’ingiustizia terribile verso l’Italia. Ecco un altro grande problema. Se all’Italia si concede un seggio permanente, come potrebbe una sola entità occupare quattro seggi permanenti? Ecco un grave problema. Vi immaginate cosa sarebbe potuto succedere se l’Unione Sovietica avesse avuto parecchi seggi permanenti nel Consiglio di Sicurezza? Immaginatevi anche quale sarebbe la situazione se gli Stati Uniti occupassero ora un numero di seggi permanenti. Chi avrebbe il diritto di negare tale accesso alla Turchia o alla Grecia? Ecco un problema destinato a emergere.
- L’Unione Africana (UA): anche questa unione sta diventando uno stato solo. Avrà più di un seggio? Il problema dell’UE si ripete. Se all’UA si concede un solo seggio in virtù del fatto che si tratta di uno stato unico, chi occuperà quel seggio? Se il seggio è assegnato all’UA, nessuno dei suoi stati membri ha il diritto di occupare il seggio da solo. Sarà il seggio dell’Africa intera, non di uno stato particolare. Ciò darà altri problemi.
- L’India ha diritto a un seggio permanente. Se lo ottenesse, ciò non aggraverebbe la tensione del Pakistan, che è potenza nucleare? Ciò sarebbe nell’interesse della pace nel mondo? Al contrario, sarebbe una grave minaccia alla stessa. Anche il Giappone è candidato a un posto; se lo ottenesse, ciò non aggraverebbe la tensione con la Corea del Nord e con la sua particolare condizione nucleare? E la Cina e l’Indonesia? Concedere seggi permanenti all’India e al Giappone non porterebbe forse la Cina, coi suoi armamenti nucleari, a un punto di tensione estrema? E ciò sarebbe nell’interesse della pace nel mondo? Al contrario, è una minaccia molto più grave di qualsiasi altra conosciuta prima.
- Quando la Turchia godesse di tale diritto, chi potrebbe privare l’Iran o l’Ucraina di un privilegio simile? Ecco un problema reale. Anche l’Egitto ha diritto e merita un seggio permanente. Se capita, quale sarebbe la posizione del suo avversario tradizionale, Israele? Mobiliterebbe la lobby sionista negli Stati Uniti per privare l’Egitto del suo diritto? Ecco un problema inevitabile destinato a costituire una minaccia pericolosa alla pace nel Medio Oriente. Se il Concilio così si estende, chi potrebbe obiettare la rivendicazione di un posto permanente da parte dell’Indonesia? Anche questo è un problema inevitabile.
Concedere a qualsiasi stato privo di armamenti nucleari un seggio permanente non ha alcun significato. È una farsa. Sarebbe una forma di inganno verso quello stato.
L’estensione del Consiglio di Sicurezza esporrebbe la pace del mondo a nuovi pericoli. Fomenterebbe una guerra fredda che potrebbe riscaldarsi con facilità. Sarebbe un grave errore se il mondo si avviasse su quella strada.
Se gli scopi della riforma dell’ONU sono il rafforzamento della pace del mondo e il consolidamento della democrazia, allora deve mettere al primo posto il trasferimento di poteri dal Consiglio di Sicurezza all’Assemblea Generale. Così si otterrà la democrazia all’ONU. I seggi del Consiglio di Sicurezza perderanno la loro importanza e la lotta all’ultimo sangue per ottenerli finirà.
Lo dico ancora con chiarezza: i popoli del mondo non debbono farsi abbindolare dall’impostura messa di fronte a loro. Sul tavolo c’è la riforma dell’ONU e non solo la possibilità o meno di estensione di uno dei suoi organi, cioè il Consiglio di Sicurezza.
Le Nazioni Unite non sono solo il Consiglio di Sicurezza; sono l’Assemblea Generale. I 190 stati membri vi sono rappresentati. Le nazioni che si unirono contro la Germania nel 1940 erano solo quattro. Non sono le Nazioni Unite di oggi, che contanto 190 membri. Le quattro nazioni erano libere dopo la guerra di istituire il loro proprio consiglio di sicurezza.
Erano libere di fare come volevano e di arrogarsi diritti speciali a mezzo di tale consiglio. Oggi, i 190 stati membri sono le Nazioni Unite.
Hanno quindi il diritto naturale di formare il loro consiglio di sicurezza che è diverso da quello formato dalle quattro nazioni che sconfissero la Germania. Le nazioni rappresentate nell’Assemblea Generale hanno il diritto di esercitare tutti i poteri attraverso di esso. Sottolineo “tutti i poteri” senza eccezioni perché l’Assemblea Geenrale è il solo organo che rappresenti tutti i popoli del mondo.
È l’Assemblea dei 190 stati membri dell’ONU che ha il diritto di costituire il suo consiglio di sicurezza nella maniera che ritiene più consona per il conseguimento dei suoi scopi e la protezione della sua sicurezza. Ciò significa che l’Assemblea Generale sarà la il corpo legislativo internazionale e il parlamento sovrano internazionale. Solo ad esso spetterà la decisione finale su questioni portate alla sua attenzione.
Questa è l’essenza della democrazia nell’organizzazione mondiale. Se non si ottiene su questa base, qualsiasi discorso di democrazia e qualsiasi appello agli stati all’adozione di sistemi democratici non sarà che una farsa risibile che non potrà essere presa sul serio da nessuno.
La soluzione democratica corretta per l’Assemblea Generale (cioè i 190 stati membri) sarebbe di assumere tutti i poteri contemplati nei capitoli 1-19 della Carta delle Nazioni Unite; dovrebbe quindi istituire da sola il suo consiglio di sicurezza. Il cosiglio è solo uno strumento per la messa in pratica delle delibere dell’Assemblea.
Se ciò non succede, l’ONU come la conosciamo sarebbe condannata. Dobbiamo prepararci a vivere in un mondo senza le Nazioni Unite.
Tale problema è di estrema importanza per il destino del mondo in pace o in guerra. Percìo ogni decisione riguardo le proposted discusse deve essere rimandato. I leader del mondo, gli intellettuali e gli accademici debbono riflettere con cura in merito a queste idee. Debbono evitare di prendere decisioni affrettate al mero scopo di far piacere agli uni o agli altri senza considerare adeguatamente il futuro prossimo o ulteriore. Debbono prestare profonda considerazione le ripercussioni negative di ogni decisione da loro presa. Il problema è di gravità estrema; richiede più di un anno di studio e analisi. Bisogna conoscere l’opinione di tutti i popoli del mondo: sono loro i veri interessati al problema.
Il mondo andrà verso la distruzione se pensasse di estendere il Consiglio di Sicurezza continuando a trascurare l’Assemblea Generale come succede ora. Ci saranno forti appelli per il ritiro dalle Nazioni Unite. Personalmente, sarò il primo a lanciare tale appello. Ho dato il mio messaggio e il mio avviso e Dio me ne è testimone.
Questa dichiarazione si basa sul preambolo della Carta delle Nazioni Unite e sull’articolo 109 della stessa.
L’indovinello Pachistano
Ne’ gli Americani ne’ gli Israeliani vorrebbero vedere il Pachistan in possess…